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Enzo Russo, Uomo di Rispetto.

Enzo Russo, Uomo di rispetto, Il Blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta

Enzo Russo, Uomo di rispetto, Il Blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, CaltanissettaGiovannino racconta la sua lunga strada, dalla povertà contadina all’ingresso nella mafia, un affresco crudo e spietato, difficile da giudicare nella sua interezza.

Pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1988 e ripubblicato nel 2010 da Lussografica, “Uomo di rispetto” è la biografia che un anonimo soldato della mafia narra allo scrittore e giornalista Enzo Russo.

Un racconto che prende le mosse da un’infanzia povera nelle campagne della provincia nissena per approdare in una Palermo dove l’eroina, l’edilizia e il riciclaggio fanno le fortune di un’organizzazione criminale divenuta ancora più sanguinaria e al passo coi tempi.

È la Palermo dei Corleonesi, i feroci artigiani di morte che porteranno la Sicilia nel tunnel delle stragi.

Tradotta in quattordici lingue e ridotta ad un film – tv diretto dal regista Damiano Damiani, la testimonianza raccolta da Enzo Russo si rivela al lettore in tutto il suo realismo.

Nulla è risparmiato, dal primo delitto alle regole ferree di una mafia in evoluzione, dall’amore per una moglie stritolata negli ingranaggi dai quali lo stesso Giovannino riesce a fuggire alle considerazioni amare della fine del racconto, dove non ci si pente di una vita vissuta agli ordini di boss e notabili ma si avvertono tutti i limiti di una condizione anomala e in qualche modo sofferta.

Difficile aggiungere altre parole su un libro che si legge tutto d’un fiato e che rimane coinvolgente ed emozionante, comunque la si pensi.

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Alaimo&Strazzeri, La Cuddrireddra.

cuddiredda, il blog di marcella, torronificio m. geraci, caltanissetta

cuddiredda, il blog di marcella, torronificio m. geraci, caltanissetta Come molte altre specialità della pasticceria siciliana, la cuddrireddra è nata fra le pareti domestiche, dall’estro delle massaie che ne hanno tramandato la ricetta di madre in figlia.

Questa leccornia tipica del Carnevale di Delia (paese in provincia di Caltanissetta) si chiama Cuddrireddra perché ha le sembianze di una piccola corona, impreziosita dalla mescolanza di ingredienti semplici ma caratteristici del territorio in cui viene prodotta.

Si racconta che questa forma la si deve alla volontà di fare omaggio alle castellane della fortezza medievale che sovrastava il paese durante i Vespri siciliani.

La farina di frumento viene impastata con il vino, le uova e lo zucchero e il composto ottenuto viene insaporito dalla cannella e dalle scorze d’arancia, lavorato in forma rotonda e fritto in olio d’oliva di produzione locale.

Maestra nella preparazione di questo dolce divenuto anche Presidio Slow Food è l’azienda Alaimo&Strazzeri, che svolge a Delia la propria attività utilizzando gli antichi metodi adottati dalla civiltà contadina.

Per saperne di più è possibile collegarsi al sito www.lacuddrireddra.com

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Gelato casalingo al torrone Geraci

Ricetta torrone casalingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraci

Diciamo subito che per fare questo gelato occorre il nostro torrone tradizionale o Bloc, perché gli ingredienti che abbiamo utilizzato sono stati abbinati in funzione del torrone.

L’utilizzo di un altro prodotto darà inevitabilmente un risultato diverso.

Aggiungiamo che abbiamo scelto di usare il latte parzialmente scremato al posto del latte intero e della panna per rendere il gelato più leggero e digeribile.

Proprio per questo il gelato è casalingo e anche l’utilizzo del solo albume d’uovo lo rende congeniale a chi non vuole rinunziare al dessert senza appesantirsi troppo.

Per fare il gelato casalingo al torrone Geraci occorre avere una gelatiera (noi ci troviamo bene con la Simac) dove far gelare il composto realizzato con:

  • grammi 250 di torrone tradizionale o Bloc Geraci macinato
  • una spolverata di granella di torrone tradizionale o Bloc Geraci per guarnire (facoltativa)
  • grammi 300 di zucchero
  • un albume d’uovo montato a neve
  • un litro di latte parzialmente scremato.

Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraci  Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraci Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraci Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraciMacinate il torrone Geraci in casa con il frullatore o acquistatelo direttamente macinato.

Prendete il torrone Geraci macinato, mettetelo in una casseruola, aggiungete lo zucchero e mescolate il tutto.

Montate a neve l’albume d’uovo e aggiungetelo allo zucchero e al torrone Geraci sempre mescolando, in modo da distribuirlo uniformemente.

Versate infine il latte parzialmente scremato sul composto e mescolate un’altra volta.

Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraci Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraci Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraciPrendete la casseruola e mettetela sul fuoco basso per una decina di minuti, continuando a mescolare.

Spegnete il fuoco, fate raffreddare a temperatura ambiente e mettete in frigo per almeno un paio d’ore.

Trascorso il tempo necessario, mettete il composto nella gelatiera.

Se un giro non dovesse essere sufficiente a far gelare tutto, fate girare il composto una seconda volta.

Quando il gelato sarà pronto, conservatelo nel freezer e ricordate di guarnirlo con una spolverata di granella di torrone Geraci prima di servirlo.

 

Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraci  Ricetta torrone casaingo al torrone geraci, il blog di marcella, torronificio m. geraci

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Danilo Dolci, Gente semplice

Danilo Dolci, Gente semplice, Il blog di Maercella, torronificio egarci, caltanissetta

Pubblicato nel 1993 da Camunia, “Gente semplice” è uno dei libri che meglio rappresenta Danilo Dolci, l’intellettuale italiano noto per le sue lotte non violente contro la mafia e in favore dello sviluppo sociale e dei diritti dei lavoratori.

Il libro assembla i racconti delle persone più diverse a sostegno di una cultura fatta di indicatori per saper vivere (pag. 152, “Voci della Scuola di Pace di Boves”) posseduti anche da chi affronta l’esistenza senza libri, con mezzi propri. Parlano il contadino, il fungarolo, la donna che raccoglie le cipolle per vivere, il bambino ma anche gli studenti e le studentesse, gli intellettuali che esprimono grandi concetti semplicemente.

Il libro è un discorso collettivo sulla necessità di comunicare per costruire la pace, scritto con il contributo degli uomini e delle donne che sembrano rimanere ai margini della comunicazione mediatica, depositari e depositarie di quelle culture condannate ben prima del 1993 all’estinzione, schiacciate dalla televisione e da un controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare di mass media al servizio delle classi dominanti.

Dal libro emerge l’utilità e la dignità di saper leggere anche rocce, alberi, voli, creature, il mare, le nuvole, le stelle. Leggere nel lavoro (Prefazione, pagina V).

E perché no? Leggere il cibo.

Tutto per avviare percorsi di ricerca che nascano dalla comunicazione e non dalla trasmissione di verità preconfezionate senza il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli interessati.

Proprio questa differenza tra comunicare e trasmettere è una delle caratteristiche principali del lavoro sociale ed educativo di Danilo Dolci che ha conquistato, con il suo metodo, il soprannome di Gandhi italiano.

Per saperne di più www.danilodolci.org

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Gelaterie “FataMorgana”, Roma

Gelateria FataMorgana, Roma, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta, il Blog di Marcella

Gelateria FataMorgana, Roma, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta, il Blog di MarcellaPasseggiare per Roma può essere una buona occasione per gustare le specialità della gelateria artigianale Fatamorgana, nata dall’eclettica esperienza di Maria Agnese Spagnuolo, donna dalle origini pugliesi che trascorre infanzia e adolescenza tra ortaggi, verdure e alberi da frutto.

Proprio questo contatto con la genuinità della terra permette a Maria Agnese di affermarsi nella capitale attraverso il gelato, alimento per il quale nutre fin da piccola un’autentica passione.

E oggi, nella sola Roma la gelateria Fata Morgana ha ben sette punti vendita, uno dei quali a Trastevere.

La storia di questa bella esperienza aziendale inizia con l’acquisto di un manuale sul gelato artigianale italiano in uno dei tanti mercatini dell’usato.

Gelateria FataMorgana, Roma, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta, il Blog di MarcellaL’allora quattordicenne Maria Agnese trasferisce così la sua passione dal palato alle mani.

La preparazione del gelato per sé e la famiglia non le impedisce però di studiare per fare l’attrice e di andare in giro per l’Italia con la compagnia teatrale.

Nel 2001 Maria Agnese si trasferisce a Roma con il suo compagno, che diventa anche socio negli affari.

Una diagnosi di celiachia la spinge a sperimentare nuovi abbinamenti per ottenere gusti compatibili con l’intolleranza al glutine.

E quando nel 2002 intraprende seriamente il lavoro di gelataia, anche a causa della crisi del teatro, la sua caratteristica non passa inosservata.

Maria Agnese Spagnuolo assembla infatti cinque ingredienti per ogni gusto senza mai usare additivi, addensanti, conservanti, coloranti, paste o preparati di base.

La frutta è sempre di stagione e le spezie non sono mai in polvere, tutte ragioni che le hanno procurato una nomination per la qualità da parte del Gambero Rosso, nel 2005.

Oggi le oltre trecento ricette di Maria Agnese Spagnuolo comprendono gelati al gusto di baklava, mandorla e arancia, pera al gorgonzola e molto altro, consultabile sul sito gelateriafatamorgana.com.

Ma i gelati è meglio mangiarli e ottimi (per noi) sono quelli ai gusti di liquirizia e di basilico, noci e miele.Gelateria FataMorgana, Roma, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta, il Blog di Marcella

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Jean–Claude Izzo, Chourmo

Jean-Claude Izzo, Chourmo, il blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, CaltanissettaCosa c’entra il torrone con un noir ambientato nella Marsiglia delle periferie più povere?

Cosa c’entrano i beur (nati in Francia da genitori arabi) e i rigurgiti fondamentalisti che attecchiscono nelle grandi città occidentali?

Il mondo è investito da un cambiamento epocale e le trasformazioni riguardano tutti gli aspetti della vita, cibo compreso.

Il fatto che la nostra azienda si trovi a vivere in un territorio toccato da questi cambiamenti è forse il motivo che ci ha spinto ad apprezzare le pagine del secondo libro della Trilogia di Jean – Claude Izzo, “Chourmo” (Edizioni e/o).

Il protagonista è Fabio Montale, ex poliziotto dal passato burrascoso, figlio di nabos (emigrati napoletani) e all’apparenza simile a un “Montalbano” francese. Montale si trova a dover sbrogliare l’intricata matassa composta da tre delitti fra loro collegati, che lo porta a mettere il naso negli ambienti mafiosi interessati al porto della città ma anche nella cerchia razzista del Fronte nazionale e nel traffico d’armi degli integralisti islamici.

A far da sfondo a delitti e indagini, le periferie marsigliesi più povere, veri e propri focolai di odio e di violenza dove è possibile perdersi nei traffici illeciti o nella droga.

Le stesse periferie dove si può cadere nelle maglie del terrorismo o evitare una brutta fine entrando a far parte del chourmo.

L’espressione, che in provenzale indica i rematori delle galere, viene ripresa per indicare i gruppi di incontro e di supporto delle band di raggamuffin. Chourmo significa quindi incontrare e frequentare i propri simili come se si fosse «nella stessa galera, a remare! Per uscirne fuori. Insieme».

Il libro si legge velocemente e trasmette la curiosità di conoscere il resto della Trilogia di Izzo, brillante scrittore francese di origine salernitana morto nel 2000, al quale il noir deve molto.

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Il clafoutis

La ricetta del Clafoutis, il blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta

La ricetta del Clafoutis, il blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, CaltanissettaIl clafoutis è un dolce di origine francese, cotto in forno.

La ricetta tradizionale prevede che sia realizzato con le ciliegie ma esistono varianti che prevedono l’utilizzo di mele, prugne, fragole o altra frutta di stagione.

La ricetta proposta dalla nostra rubrica si atterrà alla tradizione, anche perché giugno è il mese delle ciliegie.

Apporteremo però qualche piccola modifica sostituendo il brandy o il kirsch con il rhum e lo zucchero semolato con quello integrale di canna.

Per fare questa versione meno dolce del clafoutis alle ciliegie occorrono:

  • burro e zucchero integrale di canna per cospargere la teglia;grammi 500 di ciliegie
  • tre uova
  • grammi 100 di zucchero integrale di canna (abbiamo usato quello proveniente da agricoltura biologica
  • dell’Ecuador);
  • grammi 90 di farina
  • un pizzico di sale
  • 200 ml di latte parzialmente scremato
  • un tocco leggero di rhum
  • zucchero a velo per spolverizzare.

Togliete il gambo alle ciliegie, lavatele, asciugatele e privatele del nocciolo.

La ricetta del Clafoutis, il blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, CaltanissettaPrendete una teglia da forno rotonda dal bordo basso, imburratela bene e cospargetela di zucchero di canna fino ad ottenere un risultato omogeneo.

Mettete i rossi d’uovo in una terrina e aggiungete i cento grammi di zucchero, mescolando.

A parte, con la frusta elettrica montate gli albumi a neve e aggiungeteli ai rossi, mescolando fino ad ottenere un composto spumoso dal volume doppio rispetto a quello iniziale, magari usando di nuovo la frusta.

Aggiungete un pizzico di sale e setacciate la farina, mescolandola al composto.

Sempre mescolando, aggiungete il latte e il rhum e fate in modo che tutti gli ingredienti siano ben amalgamati.

A questo punto, disponete le ciliegie sulla teglia da forno imburrata e zuccherata e versate loro sopra la pastella preparata precedentemente.

Portate la temperatura del forno a 180° e infornate per almeno 50 minuti.

A fine cottura, estraete il clafoutis dal forno e spolverizzatelo con lo zucchero al velo.

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Maurizio Spinello ed il Forno Santa Rita

Maurizio Spinello, Forno Santa Rita, il blog di marcella, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta

Maurizio Spinello, Forno Santa Rita, il blog di marcella, Torronificio M. Geraci, CaltanissettaAssaggiare il pane di Maurizio Spinello vuol dire entrare in un mondo in cui la natura e la terra hanno ancora un valore. Prodotto con farine di grani antichi siciliani ottenute con la molitura a pietra, fatto lievitare lentamente e cotto nel forno a legna, il pane di Maurizio Spinello mantiene la sua fragranza per più di una settimana.

Ma gli ingredienti principali di questo cibo tanto quotidiano quanto prelibato non sono soltanto le farine di Russello e Tumminia, grani antichi del nisseno coltivati soprattutto tra Villalba e Marianopoli, o la pasta madre.

Dietro al pane di Maurizio Spinello c’è una bella storia nata a Borgo Santa Rita, fatta di sogni e di tenacia per realizzarli proprio a Caltanissetta, un territorio dove le possibilità occupazionali scarseggiano e dove spesso lo scoramento la fa da padrone.

Al Borgo Santa Rita, dove recentemente è stato inaugurato il Micro museo del grano e del pane allestito nel palazzo ottocentesco del barone La Lomia, Maurizio Spinello ha trascorso infanzia e giovinezza con la sua famiglia di contadini e allevatori.

Oggi nel borgo vivono poche persone ma il lavoro e la perseveranza di Maurizio e dei suoi collaboratori lo hanno reso meta di flussi turistici alla scoperta dei tesori del centro Sicilia.

Borgo Santa Rita, Maurizio Spinello, il blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, CaltanissettaProprio all’interno del borgo Maurizio ha infatti edificato il suo forno, anteponendo l‘amore per i luoghi delle origini alla prospettiva di lasciare la famiglia per andare alla ricerca di un lavoro incerto, magari in una delle tante fabbriche del Nord Italia.

Da sua madre Maurizio aveva imparato a fare il pane e nel 1999, ottenuta regolare licenza, decide di avviare la propria attività fra mille difficoltà e punti interrogativi.

Oggi il Forno Santa Rita sforna uno dei pani più buoni d’Italia, recensito da riviste importanti e gratificato da diversi premi, fra tutti il “Best in Sicily” assegnato dal portale “Cronache di gusto” alle eccellenze siciliane.

Oltre a fare pane e specialità da forno biologiche, Maurizio Spinello organizza eventi per far conoscere a turisti e autoctoni la bellezza del borgo rurale dove lavora e vive con moglie e figli.

Un piccolo agglomerato di case antiche immerso nella campagna nissena, insieme al lavoro l’ingrediente più prezioso di questo pane così buono.

Per saperne di più “Forno Santa Rita” è su Facebook.

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Vitaliano Brancati, La noia nel 937

Il blog di Marcella, Vitaliano Brancati, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta

Il blog di Marcella, Vitaliano Brancati, Torronificio M. Geraci, CaltanissettaÈ conosciuto soprattutto per Don Giovanni in Sicilia e Paolo il caldo ma Vitaliano Brancati vanta una produzione letteraria molto più complessa.

E tra le città siciliane dipinte dalla sua penna non manca Caltanissetta, che emerge dalle pagine memorabili del racconto La noia nel ‘937.

Domenico Vannantò, l’annoiato uomo di trent’anni che «capita a Caltanissetta» offre a Brancati l’occasione per abbandonarsi a una serie di suggestioni sul clima che regna nella città di quegli anni.

Vannantò «s’era fermato a Caltanissetta perché aveva subito intuito che qui la noia toccherebbe un punto che altrove non aveva mai sfiorato.

La cittadina di pietra gialla, sospesa su una squallida pianura; l’albergo affacciato sulla piccola stazione da cui trenini affaticati gettavano ogni tanto uno stridulo grido; i portoni chiusi di prima sera, ai piedi dei quali i cani roteavano su se stessi cercando di mordersi la coda; le nuvole che passavano di gran corsa, cacciate da un vento che non aveva tregua; la statua del Redentore in cima a un colle su cui piovevano gli sguardi dei carcerati dalle finestrine di un casamento livido; le fabbriche di chitarre ai piedi di vecchie chiese; il mantello del federale zoppo nella nebbia del tramonto; gli avvocati che gesticolavano davanti al portone di casa, mentre sul loro capo, stesa a un filo tra balcone e balcone, la loro camicia gesticolava anch’essa; le conferenze sull’impero, le paoline… cosa gli mancava per portare la noia al grado dell’esultanza?»

Il pezzo è tratto dalle Opere di Vitaliano Brancati, a c. di Angelo Guglielmi, 1974, Milano, Bompiani.

Così lo scrittore di Pachino vive la città in cui trascorre il 1937 e l’anno successivo, insegnando all’Istituto Magistrale “IX maggio” e frequentando la cerchia di intellettuali che a Caltanissetta animava la vita culturale.

Una “piccola Atene” (espressione coniata da Leonardo Sciascia per descrivere il clima culturale di quegli anni) che permette di sottrarsi alla cappa di grigio e di noia che avvolge la provincia nissena in cui, abbandonate le simpatie iniziali per il fascismo, Brancati frequenta figure del calibro di Pompeo Colajanni e Leonardo Sciascia. Oltre che bello da leggere, il racconto stimola il lettore a riflettere sugli angusti confini della provincia (nissena e non), tappa obbligata per riconoscere quelli che oggi sono i pochi spazi aperti di una città moderna e libera che, nonostante l’impressione generale, pure esiste.

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Ivana Riggi, architetto/designer

"The flying city" di Ivana Riggi
Ivana_Riggi
Ivana Riggi

Dagli studi universitari in Architettura al design di gioielli d’autore che hanno riscosso grande successo in Italia e fuori.

Nissena, classe 1972, l’ultimo traguardo di Ivana Riggi è l’esposizione della sua collana in rame “Incontri” nella mostra “Dal mare e per il mare” che si terrà all’Hotel Cave Bianche di Favignana, dal 4 al 27 giugno.

L’evento dedicato al gioiello contemporaneo nasce da un progetto di Silvia Tardy (titolare della galleria “Internocortile” di Torino) e propone le creazioni di nove artisti e designer di fama internazionale.

Ivana Riggi debutta nel settore orafo già nel 2006 con la creazione di Elementi, un marchio di gioielli in oro 18kt ma anche legno di pero, diamante nero, rame, argento, carta, acciaio inox, plexiglass, cuoio e tessuto.

"The flying city" di Ivana Riggi
“The flying city” di Ivana Riggi

Il monile progettato da Ivana Riggi risponde a una funzione estetica ma anche antropologica, come del resto dimostrano le sue collezioni: Geometrie, Movimenti, Sequenze, Incontri, Life, Osmosi, Puppets, Tales, Metasmorfiosa, Piotr, Frattale e Frattalino.

Sua è anche la collezione di abiti per donna Dieci abiti nel tempo dalla quale si evince un’ecletticità rafforzata dalla sua attività di scrittrice. Ivana Riggi ha infatti pubblicato con A&B editrice e Aracne edizioni Roma e ha scritto per Design Context, Oltrepensiero Archimagazine e 4amagazine.

Fra le mostre cui ha preso parte “VicenzaOro”, “Contemporary Jewels in Stark” a Berlino, “The New Italian Design” a San Francisco e Santiago del Cile.

Per saperne di più www.ivanariggi.com

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Azienda Agricola Biologica Cammarata

cammarata La loro caciotta stagionata ha conquistato il terzo posto per i formaggi caprini a latte crudo nella X° edizione del Premio Roma per i migliori formaggi.

Ma l’azienda agricola biologica Cammarata era già conosciuta per aver meritato l’Oscar Green nel 2010 per lo stile e la cultura d’impresa.

Dietro questi riconoscimenti ci sono le colline di Contrada Chiapparia, fra Caltanissetta e San Cataldo, dove grazie al lavoro di Luca Cammarata e di chi lo collabora, oltre 200 capre di razza maltese vengono allevate e nutrite con prodotti vegetali ottenuti da coltivazioni biologiche e tecniche che nulla hanno a che vedere con i metodi industriali di gestione dell’allevamento.

Capra-Maltese-di-Luca-Cammarata, Torronificio Geraci, CaltanissettaLa filosofia dell’azienda Cammarata è quella di offrire prodotti sani e genuini senza residui di fitofarmaci o concimi chimici di sintesi, rispettando l’ambiente e le esigenze delle capre dalle quali ricavano il latte crudo e gli altri prodotti, lo yogurt e i formaggi.

Per saperne di più e contattare l’azienda è possibile andare sul sito www.aziendacammarata.it.

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Torta semplice all’arancia

Ricetta, Torta semplice all'arancia, Torronificio Geraci, Caltanissetta

Ricetta, Torta semplice all'arancia, Torronificio Geraci, CaltanissettaUno dei frutti della terra che meglio rappresenta la Sicilia nel mondo è l’arancia, con il suo profumo inconfondibile e il colore intenso che la caratterizza.

Molto usata in cucina, l’arancia si presta alle preparazioni più varie deliziando gli amanti del dolce ma anche del salato.

La torta che vi proponiamo è molto semplice, non contiene lieviti e ha una modesta dose di burro.

Per la buona riuscita di questo dolce soffice e leggero è molto importante però montare bene le uova.

Gli ingredienti da utilizzare sono i seguenti:

  • quattro uova
  • un’arancia di piccole dimensioni, matura al punto giusto (la buccia deve essere in buone condizioni)
  • grammi 300 di farina tipo 00
  • grammi 300 di zucchero, preferibilmente di canna;
  • grammi 30 di burro
  • una noce di burro e della farina per ungere la teglia, nel caso non abbiate lo stampo in silicone,
  • zucchero al velo (facoltativo).

Rompete le uova in una terrina, aggiungete lo zucchero e montate il tutto con la frusta elettrica fino a quando il composto non diventi spumoso.

Setacciate la farina un po’ alla volta sopra il composto di uova e zucchero e mescolate il tutto cercando di evitare che si formino grumi, magari usando di nuovo la frusta.

Grattugiate la scorza dell’arancia unendola agli altri ingredienti, in modo che assorbano l’aroma del frutto in maniera uniforme e incorporate all’impasto, filtrandolo con un colino, anche il succo dell’arancia e infine il burro fuso.

Mescolate ancora gli ingredienti con la frusta elettrica e versate l’impasto in una tortiera unta o in uno stampo in silicone.

Portate la temperatura del forno a 180° e fate cuocere per un’ora.

A fine cottura capovolgete la torta su un piatto e spolveratela (se volete) con lo zucchero al velo, ma il dolce risulta buono anche senza!

Ricetta, Torta semplice all'arancia, Torronificio Geraci, Caltanissetta

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“Palazzo Yacoubian” di Ala-al-Aswani

Palazzo Yacoubian, Ala-al-Aswani, Torronificio Geraci

Palazzo Yacoubian, Ala-al-Aswani, Torronificio GeraciNon sempre si hanno soldi a sufficienza per viaggiare o tempo per sottrarsi alla quotidianità.

Per rimettersi in sesto basta allora organizzare pause brevi, come un bagno rilassante con essenze particolari e luci soffuse.

Oppure un viaggio emozionale attraverso le pagine di un libro, accompagnando la lettura con la degustazione di una specialità tipica del luogo dove il libro è ambientato.

Quello che vi proponiamo è un viaggio emozionale in Egitto al sapore di baklava, specialità di origine turca ma diffusa in tutta l’area dei Balcani e del Medio Oriente.

Il romanzo è “Palazzo Yacoubian” di Ala – al – Aswani, tradotto in lingua italiana nel 2006 e pubblicato per la prima volta in Egitto nel 2002, dopo essere stato rifiutato da molti editori per lo scalpore suscitato dai temi trattati.

Da allora il libro è uno dei più venduti nel mondo arabo e da esso è stato tratto il film diretto da Marwan Hamed.

Negli anni Trenta del Novecento un miliardario armeno fa costruire un palazzo al Cairo, all’interno del quale, molto tempo dopo, si svolgeranno le vite parallele dei personaggi.

Taha, il brillante e devoto figlio del portiere che sogna di frequentare l’accademia di polizia finirà per essere arruolato nelle milizie islamiste e la sua fidanzata Buthayna, costretta dal bisogno a cercarsi un lavoro sarà vittima delle angherie dei padroni.

Taha e Buthayna, insieme al vecchio e gaudente aristocratico Zaki, all’intellettuale gay Hatim e a molte altre figure rendono il palazzo Yacoubian metafora di un Egitto malato per la mancanza di democrazia, che l’autore individua come causa prima del fondamentalismo, del terrorismo e dell’arroganza dei potenti.

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Dolce Sicilia

La copertina di Dolce Sicilia, Torronificio Geraci

La copertina di Dolce Sicilia, Torronificio GeraciUn libro fotografico è l’ideale per raccontare l’eccellenza dolciaria siciliana, soprattutto se vincitore della Sezione Italia del Gourmand World Cookbook Award nel 2012.

Il volume si intitola “Dolce Sicilia” ed è il risultato del lavoro del fotografo Giò Martorana e del giornalista Marco Ghiotto, due cognomi che calzano a pennello con le vicende narrate nelle 176 pagine del libro, edito da Electa.

Denso di illustrazioni e storie, il volume racconta un’eredità agroalimentare che nasce dalla biodiversità del territorio e dalla grande inventiva degli artigiani siciliani.

Ogni prodotto è una storia e un paesaggio, insomma il pezzo di un’isola mai uguale a sé stessa come fosse uno scrigno pieno di tesori nascosti.

Nel libro ci siamo anche noi, tra fichi d’india, mandorle, pistacchi, ceramiche pregiate e informazioni utili sulla Sicilia delle produzioni artigianali d’eccellenza.

“Dolce Sicilia” è anche un bel regalo agli intenditori di fotografia, magari accompagnato da qualche prelibatezza nostrana per dare forma e gusto alla nostra bellissima isola.

Dolce Sicilia 2Dolce Sicilia 1

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Il nostro cioccolato…

Cioccolato - Geraci1870 - Torronificio M. Geraci


Il cioccolato del Torronificio M. Geraci, un aroma classico e senza tempo.

Una variante che nel corso degli anni è riuscita a fare breccia nel cuore degli appassionati del cioccolato.

Gradevole idea per concludere nel migliore dei modi un pranzo o una cena, o semplicemente per godere di un intervallo gustoso nel corso della giornata.

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Il Torrone M. Geraci ad Expo2015

Torronificio M. Geraci ad Expo2015 Milano

Torronificio M. Geraci ad Expo2015 MilanoIl Torronificio M. Geraci sara’ presente ad Expo2015 con la certezza di essere protagonista, per dare una spinta decisiva all’economia del buono, del rispetto per l’ambiente, per le tradizioni gastronomiche e per la valorizzazione del nostro territorio.

Noi del Torronificio M. Geraci siamo in attesa di questa nuova sfida che coinvolge i meravigliosi prodotti della nostra regione

i nostri torroni, il marzapane, le paste di mandorla, le paste di pistacchio, e molto altro ancora…

Il Cluster Bio-Mediterraneo, all’interno del quale i nostri prodotti verranno esposti dal 10 al 16 agosto, raccontera’ in modo facile e immediato lo spirito della cucina mediterranea, il valore e il significato dell’incontro, della compresenza e dell’integrazione, la narrazione coincide con la storia di Paesi e popoli ed evoca un’atmosfera fatta di colori, sapori e odori miscelati in un’esperienza culturale unica.

Abbiamo molte frecce al nostro arco, la nostra terra, la nostra cultura, e i nostri prodotti innanzitutto, le materie prime di primissima scelta, le mandorle ed i pistacchi della nostra regione.

Si stima che visitatori provenienti da 144 Paesi conosceranno prodotti, luoghi e culture dell”Italia.

Per questo vogliamo farci trovare pronti per offrire torroni e dolci tipici siciliani di altissima qualità per fare della nostra provincia un sinonimo di bellezza, gusto e autenticità anche ad EXPO2015.

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L’azienda

Michele Geraci, fondatore
Michele Geraci, fondatore
Michele Geraci, fondatore.

La storia del Torronificio Geraci può essere considerata emblematica della più vasta storia delle aziende a gestione familiare.
Nel 1870 Michele Geraci, apprendista in una rinomata pasticceria di Caltanissetta, decide di mettersi in proprio e di realizzare la sua attività.
E’ la storia del garzonato, dal quale spesso si sviluppano nuove attività produttive e attraverso il quale si mantengono le tradizioni dolciarie più caratteristiche di un territorio.

Nasce così il Torronificio Geraci.

La seconda guerra mondiale ridimensiona, anche se non eccessivamente, l’attività aziendale.
Il Caffè Geraci diventa infatti luogo di ritrovo per gli antifascisti siciliani; ciò nonostante, il “potere” non può fare a meno, per le occasioni di festa e per i regali importanti, delle leccornie che il Torronificio produce.
In quegli anni il fratello di Alfonso, Calogero Geraci, per tutti Lillì, si trova al confino ad Ustica, condannato dal regime fascista a rimanervi per un paio d’anni.
Tornato dal confino, Calogero Geraci è a Villalba durante il comizio di Li Causi, in occasione di quelli che sono noti come “i fatti di Villalba”.
Un diverbio acceso degenera in sparatoria tra gli uomini che accompagnano Li Causi e gli uomini al soldo di Don Calò Vizzini.
antico caffe 1939L’uomo che reagisce ad una provocazione di Don Calò è Calogero Geraci, che paga molto cara la sua fierezza.
Poco tempo dopo viene infatti sequestrato e, tenuto prigioniero per sei mesi, morirà poco dopo il rilascio.
Il pagamento del riscatto, una cifra corrispondente al milione di euro odierno, frena lo sviluppo dell’azienda di famiglia, altrimenti lanciata verso una crescita irrefrenabile.
L’ulteriore arresto della crescita aziendale è la morte di Alfonso.
Saranno i figli di Alfonso, in particolare Michele e Mariolina, a far riprendere la crescita aziendale, negli anni 80 del XX secolo.

Oggi la “Torronificio M. Geraci snc” è rinata con la quarta generazione e gestisce un’azienda posizionata sul mercato di nicchia nel migliore dei modi.

La priorità è tuttora l’altissima qualità della produzione, che si avvale di materie prime del territorio e metodi di lavorazione artigianali non dissimili da quelli delle origini dell’attività.

 

Il Torronificio Geraci prende parte al Salone del Gusto di Torino fin dalla prima edizione ed è stata l’unica azienda siciliana ad essere premiata da Unioncamere, nel giugno del 2011, in occasione di “Italia 150. Le radici del futuro”, 133° Assemblea degli Amministratori
delle Camere di commercio d’Italia.

In passato, l’azienda ha anche ottenuto una menzione di onore nell’ambito del Premio Unioncamere 2007 – Sezione Aziende longeve e di successo e un riconoscimento della CCIAA di Caltanissetta nel luglio 2009.

la famiglia geraci al barNel corso della sua lunga attività, il Torronificio ha ottenuto altri importanti premi. Fra tutti, si ricordano i seguenti:

  • Esposizione Internazionale di Roma (1895); Gran Medaglia d’Oro – Bordeaux (1897);
  • Gran Medaglia d’Oro e Croce insigne; Esposizione di Genova (1903); Medaglia d’Argento – EsposizioneAgricola di Palermo (1902).

Negli anni recenti l’azienda ha preso parte a diverse trasmissioni televisive anche di livello nazionale ed ha suscitato l’interesse di testate giornalistiche importanti o libri.
Di recente si segnala la presenza del Torronificio Geraci nell’ultimo libro dello scrittore e giornalista inglese Matthew Fort, Sweet Honey, Bitter Lemons, Ebury Press, 2008, che racconta il suo viaggio in Vespa attraverso la Sicilia.
Tra i libri e le testate che, in passato, hanno segnalato l’azienda si riportano le seguenti:

  • Sicilia Uno (giugno / luglio 1994)
  • Sicilia Sconosciuta di Matteo Collura, ed. Rizzoli Milano – 1984
  • Ciao Sicilia (maggio 1992)
  • GT Granturismo (estate 1995)
  • Panorama (15 maggio 1997)
  • La Repubblica (12 dicembre 1999)
  • Il Gambero Rosso (aprile 2009)
  • Bell’Italia (novembre 2010)
  • Il Gambero Rosso (dicembre 2010)
  • Panorama (Luglio 2011).

Per gli anni passati si evidenziano anche il servizio su Il torrone e le regioni d’eccellenza, pubblicato alla pag. 126 della rivista mensile “Viaggi e Sapori”, num. 12, dicembre 2004, e il servizio su Gli ingredienti del Natale apparso sulla rivista mensile “Ville & Casali”, num. 12, 2004, anno XV, pp. 118 – 122.

A queste iniziative si affiancano poi quelle organizzate e sostenute finanziariamente dall’azienda, come le pubblicazioni all’interno di guide gastronomiche, atlanti e volumi di prestigio.
Tra esse, l’inserzione pubblicitaria nella Guida ai ristoranti d’Italia de “Il Sole 24 Ore”, che il Torronificio M. Geraci ha rinnovato negli anni 2007, 2008 e 2009; la menzione ne “Il buon Paese” edito da Slow Food, l’inserzione pubblicitaria ne Il Golosario di Paolo Massobrio, “Guida alle cose buone d’Italia” alla pag. 472, ed analoghe inserzioni nelle edizioni 2007 e 2008 dell’Atlante stradale Città d’Italia, a c. dell’Istituto geografico De Agostini ed infine alla pag. 110 del vol. n. La Sicilia dell’Enciclopedia contemporanea I Comuni d’Italia, Roma, Pubbliedi, 2007.