

Giovannino racconta la sua lunga strada, dalla povertà contadina all’ingresso nella mafia, un affresco crudo e spietato, difficile da giudicare nella sua interezza.
Pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1988 e ripubblicato nel 2010 da Lussografica, “Uomo di rispetto” è la biografia che un anonimo soldato della mafia narra allo scrittore e giornalista Enzo Russo.
Un racconto che prende le mosse da un’infanzia povera nelle campagne della provincia nissena per approdare in una Palermo dove l’eroina, l’edilizia e il riciclaggio fanno le fortune di un’organizzazione criminale divenuta ancora più sanguinaria e al passo coi tempi.
È la Palermo dei Corleonesi, i feroci artigiani di morte che porteranno la Sicilia nel tunnel delle stragi.
Tradotta in quattordici lingue e ridotta ad un film – tv diretto dal regista Damiano Damiani, la testimonianza raccolta da Enzo Russo si rivela al lettore in tutto il suo realismo.
Nulla è risparmiato, dal primo delitto alle regole ferree di una mafia in evoluzione, dall’amore per una moglie stritolata negli ingranaggi dai quali lo stesso Giovannino riesce a fuggire alle considerazioni amare della fine del racconto, dove non ci si pente di una vita vissuta agli ordini di boss e notabili ma si avvertono tutti i limiti di una condizione anomala e in qualche modo sofferta.
Difficile aggiungere altre parole su un libro che si legge tutto d’un fiato e che rimane coinvolgente ed emozionante, comunque la si pensi.