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Caltanissetta nelle fiabe di Italo Calvino!

Lo sapevate che nella raccolta di Fiabe italiane di Italo Calvino c’è anche Caltanissetta?

Cosa non si scopre quando si hanno nipoti a cui leggere storie!

La Sicilia fa la sua figura tra le fiabe pescate dalla tradizione popolare degli ultimi cento anni e trascritte in italiano da Calvino.

Il sorcetto con la coda che puzza.In questa raccolta tutte le regioni d’Italia hanno un loro spazio e le fiabe sono state trascritte dai vari dialetti. Caltanissetta è rappresentata da “La penna di hu” e dal “Sorcetto con la coda che puzza”, entrambe nel terzo volume della raccolta pubblicata per la prima volta da Einaudi nel 1956.

“Hu” sta per “pavone” e alla fiaba fa da sfondo un fratricidio.

“Il sorcetto con la coda che puzza” è invece un principe, bello ma prigioniero di un incantesimo.

Sarà così anche Caltanissetta, bella ma prigioniera?

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Roberta Fuschi e Patrizia Maltese: Violenza degenere, storie di donne che hanno sconfitto la paura

violenza-degenereLa violenza inflitta alle donne è interclassista e trasversale a tutta la società e lontanamente da quanto si possa pensare, si tratta di un fenomeno in prevalenza agito dalla ristretta cerchia dei familiari della vittima più che da estranei.

Ma ribellarsi ai propri aguzzini si può ed è proprio questo il messaggio del libro scritto a quattro mani dalle giornaliste Roberta Fuschi e Patrizia Maltese, intitolato “Violenza degenere, storie di donne che hanno sconfitto la paura” e pubblicato nel 2015 dalle edizioni catanesi Villaggio Maori con prefazione della sociologa Graziella Priulla.

Il libro raccoglie le testimonianze delle donne che gravitano attorno al centro antiviolenza Thamaia di Catania, il loro essere vittime di padri, fratelli, partner e il loro iniziale silenzio fra le pareti domestiche, spezzato dalla volontà di farcela a uscire dal tunnel della paura e di denunziare finalmente i propri aggressori.

Alessandra, Alessia, Chiara, Enrica, tutti nomi di fantasia che indicano situazioni realmente accadute e concluse da un sudato lieto fine.

La forza del libro è anche quella di documentare i passi avanti fatti dalla legislazione contro la violenza e di raccontare in modo ben documentato la nascita e l’evoluzione del centro Thamaia fra mille tribolazioni, dai fondi che mancano al superlavoro delle operatrici, non sempre reumunerato come meriterebbe, alle difficoltà e alla forza che occorre per andare avanti in un Paese dove sono ancora poche le risorse destinate al contrasto della violenza di genere.

In definitiva il libro è uno strumento utile per chiunque graviti attorno a questi fenomeni e una speranza per le donne che ogni giorno subiscono in silenzio la violenza di quanti dovrebbero invece rispettarle.

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Chuck Palahniuk, Invisible Monsters

chuck-palahniuk-invisible-monstersL’autore di Fight Club e Soffocare.

Così è scritto a proposito dello scrittore americano Chuck Palahniuk sulla prima di copertina di Invisible Monsters, bel romanzo trasgressivo pubblicato per la prima volta nel 1999 da Norton&Company.

E allora perché non parlare di Fight Club o di Soffocare? Perché Invisible Monsters è lo spazio letterario in cui si muove Brandy Alexander, un personaggio che solo un intervento chirurgico può far diventare completamente donna.

Ma Brandy (la Principessa Brandy) è molto ma molto di più, quasi un’eroina che tutti vorrebbero incontrare nel pieno di una crisi, proprio come accade a Shannon McFarland.

Shannon è una modella alla quale non manca nulla fino al momento in cui un colpo di fucile le sfigura il volto lasciandola anche priva della parola.

Da allora per Shannon tutto cambia: i riflettori si spengono, la carriera è stroncata, il fidanzato la tradisce con l’amica del cuore e l’invisibilità dalla quale viene avvolta la sua vita a causa dell’incidente diviene una dura condizione da affrontare.

«La tua capacità di percezione è completamente fottuta. Tutto quello di cui riesci a parlare è immondizia già accaduta. Non puoi basare la tua vita sul passato o sul presente. Devi raccontarmi del tuo futuro» (dalla Traduzione di Manuel Rosini per la Piccola Biblioteca degli Oscar Mondadori del 2003).

Questo Brandy dice a Shannon ma anche ai lettori che ne hanno bisogno come a chi parla di questo romanzo, in definitiva 227 pagine che costringono a ragionare sul modo in cui la percezione dei fatti può diventare strumento per reinventare sé stessi.

Il resto è l’America che Palahniuk fa narrare in prima persona alla protagonista del romanzo, una Shannon che muove il suo racconto dal prima della sua adolescenza al poi, costruendo, pagina dopo pagina, un finale da brivido.

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Italo Calvino, Marcovaldo

Italo Calvino, Marcovaldo

Italo Calvino, Marcovaldo

La leggerezza profonda che Italo Calvino infonde ai suoi personaggi non risparmia neanche Marcovaldo, una delle figure più riuscite tra quelle create dalla penna del grande scrittore italiano.

Pubblicato per la prima volta nel 1963, Marcovaldo ovvero Le stagioni in città è un libro composto da venti novelle per ragazzi ed è scritto a metà tra il forte retaggio che la civiltà contadina ancora esercita nel nostro Paese negli anni in cui la penna di Calvino tratteggia il suo personaggio, e cioè dagli inizi dei Cinquanta in poi, e i primi albori della società dei consumi.

Marcovaldo è un personaggio buono e un po’ sfortunato, che tende a suscitare le simpatie del lettore con l’aria impacciata dell’uomo di campagna trapiantato in una città che fa fatica a comprendere.

Sfortunato, buono e povero di mezzi, Marcovaldo affronta, insieme alla sua famiglia, le vicissitudini che l’ambiente urbano gli procura: dal mangiare funghi velenosi al dormire in una panchina che si rivela diversa dal luogo di libera serenità immaginato e così via.

Si tratta di un personaggio che vive ai margini di quella società opulenta che le possibilità di lavoro e la tecnologia contribuiscono a determinare, un uomo che sfugge cioè a quel boom economico che caratterizza l’Italia del Dopoguerra.

Marcovaldo è forse un libro per bambini, sicuramente un libro per ragazzi e (ci sentiamo di suggerire) un libro per adulti.

Lette dal basso del nostro presente, queste pagine di Calvino ci spingono a riflettere sul tema del difficile rapporto con un mondo in continuo cambiamento.

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David Trueba – “Aperto tutta la notte”

david trube - aperto tutta la notteL’unico posto aperto tutta la notte è casa propria, questa sembra essere la certezza di fondo del romanzo di David Trueba.

Intitolato “Abierto todo la noche” e tradotto per la prima volta in Italia nel 1999, il libro narra le vicende della famiglia Belitre, ambientate in una delle tante palazzine nel cuore della Madrid degli anni Ottanta.

Anche se lo scrittore e giornalista madrileno ci ha di nuovo stupiti con la tragicommedia romantica “Blitz”, tradotta in italiano nel 2016 da Feltrinelli, le vicende dei Belitre non possono non essere ricordate per la simpatia che suscitano.

Un padre cinquantenne si sente schiacciato dalla sua identità di capofamiglia e una madre sempre oberata dagli impegni vive lo stress che le procurano i sei figli.

Poi c’è il nonno Abelardo, che ama scrivere versi e conversare con Dio, mentre la nonna Alma ha alle spalle una vita vissuta a contatto con grandi scrittori ed artisti e intrattiene una corrispondenza epistolare con la sua amica defunta Ernestina Beltran.

Ma i personaggi fuoriusciti dalla penna di Trueba comprendono anche sei ragazzi fra i nove e i ventotto anni, ognuno con una caratteristica.

Félix è il maggiore ed è appassionato di cinema, Basilio ha un aspetto terrificante, accompagnato da un grande talento artistico.

Nacho ha successo con le donne mentre Gaspar è uno scrittore in erba. Lucas è un amante dei pesci e Mathias, affetto dalla sindrome di Latimer, crede di essere il capofamiglia.

Autore di un improbabile quanto efficace trattato sull’aggressività sociale, uno psichiatra mancato pianta la tenda nel giardino di casa per svolgere la sua attività al servizio della famigliola, così come si prodigano per la famiglia le altre figure coinvolte nella storia.

Con il suo ritmo travolgente e la sua verve umoristica, “Aperto tutta la notte” ricorda alla lontana la saga dei  Malaussène di Pennac e segna il successo di un autore tradotto in più di dodici lingue.

david trube - aperto tutta la notte

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Ernst Weiss, Musica a Praga

Ernst Weiss, Musica a praga, il blog di marcella, torronificio m. geraci, caltanissetta

1Ci si può fermare all’apparenza di una copertina per scegliere un libro? Certamente!

Soprattutto quando in una libreria moderna di una qualunque città di provincia, in un giorno come tanti, l’occhio cade su un libro del 1962 che, di quell’anno, porta tutti i segni.

Se poi il libro viene acquistato negli anni di passaggio dalla lira all’euro, lo sguardo perplesso del libraio fa il resto.

“Costa trecentocinquanta lire”, quindi? Qual è il giusto prezzo?

Un libro “musicale” ambientato a Praga, odierna capitale della Repubblica Ceca che fu centro politico e culturale della Boemia per oltre 1100 anni.

Ernst Weiss, Musica a praga, il blog di marcella, torronificio m. geraci, caltanissetta Ciliegina sulla torta, “Musica a Praga” (Milano, Dall’Oglio Editore) pubblicato per la prima volta in Germania nel 1926 e in Italia nel 1933 è opera del grande scrittore Ernst Weiss.

La protagonista, Franziska, è divisa fra la passione per la musica e l’amore per Erwin, a sua volta lacerato dalla passione per due donne, Franziska e Hedy.

 

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Il lettore e la lettrice si troveranno a vivere un brusco quanto coinvolgente alternarsi di emozioni e sentimenti, dall’amore travolgente alla paura della solitudine e dell’abbandono, con la costante presenza della morte per l’intera durata del romanzo.

Che dire ancora? Bello!

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Caltanissetta, il torrone e Moni Ovadia: Il Glicomane

moni ovadia, il glicomane, il blog di marcella, torronificio m. geraci caltanissetta

index1Caltanissetta, il torrone e Moni Ovadia. Una relazione inverosimile se non fosse che a Caltanissetta, città del torrone, quest’anno Moni Ovadia abbia svolto l’incarico di direttore artistico del Teatro Margherita, proiettando la nostra provincia nel più vasto circuito culturale nazionale.

C’è però un aspetto che rimane poco noto e che lega in qualche modo Ovadia anche al torrone e cioè il fatto che il celebre attore d’origine ebraico – sefardita nella sua attività di scrittore si sia occupato anche di dolci.

“Il Glicomane” è un libretto di 47 pagine, edito nel 2013 dalla Piccola Biblioteca di Cucina Letteraria targata Slow Food Editore.

Il libro non sembra avere grosse pretese ma è divertente e racconta di una metamorfosi (non a caso Ovadia cita Gregor Samsa, il protagonista del celeberrimo racconto di Franz Kafka). Il Glicomane prende le mosse dal risveglio di Georges Samla, che scopre un bel mattino di trasudare zucchero.

Il protagonista pensa quindi che sia arrivata la sua ora, così come lo credono sua moglie Chantal e i medici che gravitano attorno alla coppia. In maniera del tutto incredibile Georges Samla non è malato e neanche destinato a morire, ma si è semplicemente trasformato in un dolce.

moni ovadia, il glicomane, il blog di marcella, torroficio m. geraci caltanissetta«Mi sono persuaso che i dolci siano una delle pochissime testimonianze e conferme della realtà di un tempo edenico da cui siamo stati espulsi per essere gettati nel travaglio della vita» dirà Samla nel corso del racconto, dando avvio ai suoi ricordi infantili dominati dalla Khalvà, «una sorta di torrone a base di sesamo».

Significativo anche il suo ricordo palermitano legato alla pasticceria svizzero-siciliana Caflisch, considerata da Ovadia la più grande pasticceria di tutti i tempi e di ogni luogo perchè ha coniugato le due grammatiche assolute dell’arte pasticciera, la arabo-turca e la mitteleuropea.

Chiunque voglia cogliere il legame tra cucina e letteratura e approfondire un piatto o una tradizione può approfittare delle chicche narrative di questa collana di Slow Food.

Non leggerete grandi capolavori ma potrete dilatare gli spazi della vostra cucina e della vostra cultura.

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Enzo Russo, Uomo di Rispetto.

Enzo Russo, Uomo di rispetto, Il Blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta

Enzo Russo, Uomo di rispetto, Il Blog di Marcella, Torronificio M. Geraci, CaltanissettaGiovannino racconta la sua lunga strada, dalla povertà contadina all’ingresso nella mafia, un affresco crudo e spietato, difficile da giudicare nella sua interezza.

Pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1988 e ripubblicato nel 2010 da Lussografica, “Uomo di rispetto” è la biografia che un anonimo soldato della mafia narra allo scrittore e giornalista Enzo Russo.

Un racconto che prende le mosse da un’infanzia povera nelle campagne della provincia nissena per approdare in una Palermo dove l’eroina, l’edilizia e il riciclaggio fanno le fortune di un’organizzazione criminale divenuta ancora più sanguinaria e al passo coi tempi.

È la Palermo dei Corleonesi, i feroci artigiani di morte che porteranno la Sicilia nel tunnel delle stragi.

Tradotta in quattordici lingue e ridotta ad un film – tv diretto dal regista Damiano Damiani, la testimonianza raccolta da Enzo Russo si rivela al lettore in tutto il suo realismo.

Nulla è risparmiato, dal primo delitto alle regole ferree di una mafia in evoluzione, dall’amore per una moglie stritolata negli ingranaggi dai quali lo stesso Giovannino riesce a fuggire alle considerazioni amare della fine del racconto, dove non ci si pente di una vita vissuta agli ordini di boss e notabili ma si avvertono tutti i limiti di una condizione anomala e in qualche modo sofferta.

Difficile aggiungere altre parole su un libro che si legge tutto d’un fiato e che rimane coinvolgente ed emozionante, comunque la si pensi.

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Danilo Dolci, Gente semplice

Danilo Dolci, Gente semplice, Il blog di Maercella, torronificio egarci, caltanissetta

Pubblicato nel 1993 da Camunia, “Gente semplice” è uno dei libri che meglio rappresenta Danilo Dolci, l’intellettuale italiano noto per le sue lotte non violente contro la mafia e in favore dello sviluppo sociale e dei diritti dei lavoratori.

Il libro assembla i racconti delle persone più diverse a sostegno di una cultura fatta di indicatori per saper vivere (pag. 152, “Voci della Scuola di Pace di Boves”) posseduti anche da chi affronta l’esistenza senza libri, con mezzi propri. Parlano il contadino, il fungarolo, la donna che raccoglie le cipolle per vivere, il bambino ma anche gli studenti e le studentesse, gli intellettuali che esprimono grandi concetti semplicemente.

Il libro è un discorso collettivo sulla necessità di comunicare per costruire la pace, scritto con il contributo degli uomini e delle donne che sembrano rimanere ai margini della comunicazione mediatica, depositari e depositarie di quelle culture condannate ben prima del 1993 all’estinzione, schiacciate dalla televisione e da un controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare di mass media al servizio delle classi dominanti.

Dal libro emerge l’utilità e la dignità di saper leggere anche rocce, alberi, voli, creature, il mare, le nuvole, le stelle. Leggere nel lavoro (Prefazione, pagina V).

E perché no? Leggere il cibo.

Tutto per avviare percorsi di ricerca che nascano dalla comunicazione e non dalla trasmissione di verità preconfezionate senza il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli interessati.

Proprio questa differenza tra comunicare e trasmettere è una delle caratteristiche principali del lavoro sociale ed educativo di Danilo Dolci che ha conquistato, con il suo metodo, il soprannome di Gandhi italiano.

Per saperne di più www.danilodolci.org

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Jorge Amado, Cacao

Jorge Amado, Cacao, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta, Marcella Geraci 3

Jorge Amado, Cacao, Torronificio M. Geraci, Caltanissetta, Marcella Geraci 3Dire cibo è un altro modo per indicare lavoro e rapporti sociali, impatto con l’ambiente, consuetudine e tradizione.

Il cibo può essere prevaricazione o riconoscimento dei diritti e comunque aggregazione in comunità.

Insomma il cibo è vita e il grande scrittore Jorge Amado introduce i lettori al Brasile delle fazenda attraverso l’odore intenso e le tonalità forti del cacao, pianta dalla quale prende nome il suo romanzo pubblicato per la prima volta nel 1933 dalla Ariel Editora, duemila copie esaurite in un mese.

Negli anni Trenta, Bahia è la meta dei brasiliani che inseguono un futuro migliore lavorando nelle piantagioni e il protagonista del romanzo è uno di loro.

Originario del Sergipe, nato benestante ma colpito da un rovescio finanziario, l’uomo si stabilisce a Ilheus per lavorare nelle piantagioni di cacao del coronel Misael.

Attraverso la vicenda di questo bracciante alfabetizzato ma costretto dalla necessità a una vita povera, i lettori e le lettrici si troveranno nel Brasile del lavoro disumano e dei soprusi dei fazendeiros, del sesso e degli amori travolgenti, dell’altruismo e della violenza efferata, della fede e della coscienza di classe.

Quello che emerge dalle pagine del libro (tradotto in italiano da Einaudi) è un mondo a tinte forti, dove il sapore e l’odore del cacao animano tutte le vicende, liete o tristi che siano.

Attorno al cacao si costruiscono gerarchie economiche, politiche e sociali, si vivono storie d’amore travolgenti o fidanzamenti interrotti, si risvegliano sentimenti di ribellione o si sviluppa uno stato d’animo di sudditanza.

Il cacao diventa insomma la sopravvivenza di un’intera comunità.

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Salvatore Vullo, “Di terra e di cibo”

Salvatore Vullo, “Di terra e di cibo”

Salvatore Vullo, “Di terra e di cibo”Fra le pagine di Leonardo Sciascia la cucina siciliana ha il posto che merita e le specialità gastronomiche e dolciarie citate dallo scrittore di Racalmuto sono quelle che meglio rappresentano l’isola nel mondo.

Si passa dalle panelle allo sfoglio di Polizzi Generosa, dal biancomangiare al torrone e a molto altro.

Che le pagine di Sciascia non disdegnino la cucina lo si può notare leggendo le sue opere, oppure lasciandosi condurre dal nuovo libro di Salvatore Vullo dal titolo significativo “Di terra e di cibo”, settantatré pagine edite da Salvatore Sciascia nel 2014.

Vullo rilegge l’opera di Sciascia alla luce del legame dello scrittore con la civiltà contadina e il libro risulta facile e scorrevole alla lettura.

A concludere il saggio è un ricettario con alcune specialità citate nei romanzi di Sciascia e quelle che lo scrittore di Racalmuto amava preparare personalmente.

Come la “caponata di Leonardo” presente nel libro nella versione interpretata da Giannola Nonino, l’imprenditrice dell’omonima distilleria grande amica dello scrittore.

In definitiva, nel libro letteratura e cucina sono considerate espressioni dell’anima del territorio siciliano ed è questa la ragione che ci spinge a consigliarvelo.

Troverete tante cose su noi siciliani, o almeno utili tracce da cui partire per il vostro viaggio alla scoperta di questa meravigliosa isola.