1870, la fondazione.
Michele Geraci, il fondatore.
La storia del Torronificio Geraci può essere considerata emblematica della più vasta storia delle aziende a gestione familiare.
Nel 1870 Michele Geraci, apprendista in una rinomata pasticceria di Caltanissetta, decide di mettersi in proprio e di realizzare la sua attività.
E' la storia del garzonato, dal quale spesso si sviluppano nuove attività produttive e attraverso il quale si mantengono le tradizioni dolciarie più caratteristiche di un territorio. Nasce così il Torronificio Geraci.
Diventa presto un punto di riferimento tra i torronifici (allora tantissimi) e le pasticcerie nissene, grazie anche alla combinazione delle diverse anime che compongono la famiglia Geraci ed i figli del bisnonno Michele:
Savina, nostra zia, con la sua inflessibile dedizione al lavoro e la sua meticolosa attenzione alle ricette; è grazie a lei che ancora oggi, a distanza di quasi un secolo, le persone più grandi ricordano il gelato Geraci;
Lillì, nostro zio, che riusciva, nonostante i suoi molteplici impegni ed interessi, a occuparsi delle questioni gestionali e amministrative;
Alfonso, nostro nonno, con il suo guardare sempre oltre, con il suo pensare in grande, porsi obiettivi sempre più lontani, e raggiungerli, sempre.
Dall’anno della fondazione alla seconda metà del ‘900 il torronificio Geraci si impone sia come luogo di ritrovo dei nisseni sia come torronificio che esporta i suoi prodotti in tutta Italia.
La seconda guerra mondiale.
La seconda guerra mondiale ridimensiona, anche se non eccessivamente, l’attività aziendale.
Il Caffè Geraci diventa infatti luogo di ritrovo per gli antifascisti siciliani, ciò nonostante il “potere” non può fare a meno, per le occasioni di festa e per i regali importanti, delle leccornie che il Torronificio produce.
In quegli anni il fratello di Alfonso, Calogero Geraci, per tutti Lillì, tra i fondatori del Partito Comunista clandestino, si trova al confino ad Ustica, condannato dal regime fascista a rimanervi per un paio d’anni.
Il 16 settembre del 1944, un sabato, a Villalba, un piccolo paese della nostra provincia al confine tra le province di Caltanissetta, Agrigento e Palermo, Girolamo Li Causi, Michele Pantaleone ed alcuni minatori nisseni si ritrovano in piazza in occasione di un comizio del Partito Comunista.
Un diverbio acceso degenera in sparatoria tra gli uomini che accompagnano Li Causi e gli uomini al soldo dell’allora boss della mafia di Villalba (e non solo), don Calogero “Calò” Vizzini.
La mafia spara su Girolamo Li Causi, su Michele Pantaleone e sui minatori nisseni che erano con loro durante il comizio, ed i fatti diventano noti come “i fatti di Villalba”.
Quel giorno, Calogero Geraci si trova a Villalba, è tra gli accompagnatori di Li Causi; si dice che lo zio Lillì reagisce ad una provocazione di Don Calò mollandogli uno schiaffo in pubblico. Pagherà molto cara la sua fierezza.
Dello schiaffo non si ha assoluta certezza, la certezza si ha, invece, sul fatto che pochi anni dopo Lillì fosse a Catanzaro per testimoniare al processo contro don Calò. Processo che si concluderà con la condanna di Don Calò Vizzini a 2 anni di carcere, ma gli verrà concessa la grazia dall’allora presidente Gronchi.
Poco dopo il processo lo zio Lillì viene sequestrato e tenuto prigioniero per mesi, ed il nonno Alfonso per ottenerne la liberazione paga un riscatto che si favoleggia miliardario.
Da lì inizia il declino economico della azienda di famiglia.
Appena rilasciato Calogero si ammala e muore pochi mesi dopo.
Calogero Geraci.
Documenti.
A sinistra alcuni documenti ritrovati al'Archivio di Stato di Caltanissetta e all'Archivio Centrale di Roma, settore politico.
Di seguito alcuni brani del documento che la Questura di Caltanissetta invia per risposta alla Presidenza del Consiglio (Ufficio Sanzioni contro il fascismo). Siamo nel 1946, è iniziata la “defascistizzazione” del paese.
Il documento è una risposta alla richiesta di informazioni sul conto della azienda “Michele Geraci – Fabbrica Torrone di Caltanissetta”.
Recita:
“La ditta Michele Geraci ebbe vita in questa città da moltissimi anni nel primitivo locale di corso Umberto 131. Data l’avanzata età il Michele Geraci lasciò nel 1922 la ditta ai propri figli che ne costituirono una società a nome collettivo.[…]
– Il Calogero, celibe, di anni 45, avente a carico la propria sorella Luisa, vedova Garraffo, ed il di lei figlio Ettore, studente in medicina.
– La Savina Geraci di anni 55, convivente col fratello (Calogero), nubile.
I predetti sono titolari della ditta Michele Geraci fu Filippo sita in questo corso Umberto 149 e 151 e gli stessi sono rappresentati dal fratello Alfonso, di anni 50 […]
I predetti si trasferirono nel 1924 circa negli attuali locali di vendita dolci in questo corso Umberto 149 e 151. Ebbero una parte di tali locali in successione dalla madre Maria Bruno fu Liborio nel 1941 composto da 5 vani in atto (a causa del bombardamento) trasformati in un unico grande vano e pagano la locazione di un’altra parte.
1 – Le condizioni economiche e commerciali della ditta Michele Geraci e figli, anteriormente al gennaio 1925, erano buone perchè avevano l’esportazione del torrone e vendita di caffè per cui traevano buoni utili.
2 – sebbene apparentemente le condizioni economiche e commerciali dei rappresentanti l’attuale ditta abbiano avuto una certa passività commerciale perchè ritenuti, specie nell’anno 1937, dal cessato regime fascista sovversivi, tanto che il Calogero ebbe a subire il confino politico, esse ora non si ritengono peggiorate in quanto i fratelli Geraci hanno avuto la possibilità di acquistare, dal 1925 ad oggi, dei beni immobili meglio specificati al numero 3. […]
6 – I componenti la Ditta non risultano iscritti al disciolto partito fascista nè hanno ricoperto cariche nel partito e in altre pubbliche amministrazioni.
7 – non hanno avuto rapporti di amicizia, di parentela e di affari con gerarchi fascisti o fascisti che abbiano influito sugli affari della loro ditta.
Caltanissetta, 01/09/1946 p. il Questore.
Caltanissetta, 01/09/1946 p. il Questore.
Gli anni '60.
La morte del nonno Alfonso detto “Don Fofò” infligge un altro colpo all’azienda di famiglia.
Ciò che si sa di lui (morto nel ‘62) è che era una persona avventurosa.
Da giovane uscì dalla società dei fratelli (negli anni 20 i figli del bisnonno, tutti i fratelli e sorelle Geraci, avevano creato una snc) per andare in America, non si sa esattamente dove, si sa solo che fu in Sud America, probabilmente in Argentina, dove si guadagnava da vivere, per quel che è noto, come poteva, pare che con un furgone (o forse un calesse) girasse per le città vendendo lozioni.
Tornò dopo quasi 20 anni, nessuno sa il perchè, ricomprò una quota della snc che nel frattempo era stata creata dai Geraci (molte sorelle erano uscite dalla società, erano rimasti solo Lillì e sua sorella Savina).
Alfonso Geraci.
La storica scatola Geraci.
Aveva una mente abbastanza vivace ed aveva fatto esperienza di commercio in America, iniziò quindi a pensare in grande.
Contattò una delle primissime aziende grafiche del nord per la creazione di un’immagine per una scatola e per un pannello pubblicitario da piazzare sotto i pali dell’illuminazione pubblica delle grandi città, da Roma in su.
Stipulò accordi con l’esercito per la fornitura del cioccolato.
Affittò un magazzino per la distribuzione del torrone nel Nord Italia, fece crescere l’azienda come non era altrimenti immaginabile per una piccola pasticceria siciliana.
Creando addirittura una scatola per l’esportazione del torrone in Libia (durante il periodo coloniale italiano).
Socialista, morì di trombosi. I ricordi di chi gli è sopravvissuto sono unanimi nel definirlo una persona profondamente buona.
La ripresa.
Saranno i figli di Alfonso, in particolare Michele e Mariolina, a far riprendere la crescita aziendale, negli anni 80 del XX secolo.
Ma andiamo con ordine:
La nonna, nostra nonna, Apollonia detta Mary, la moglie di Alfonso.
Non esiste una persona che abbia visitato il negozio mentre lei era viva, anche solo per una visita fugace, che non la ricordi.
Era una donna sicuramente bella, ma decisamente generosa.
Con i suoi modi di fatto imponeva un assaggio dei nostri prodotti a chiunque si trovasse a passare per la via Niscemi (dopo la morte del nonno Alfonso si era ripartiti da lì).
Esiste un’aneddotica legata alla sua persona praticamente inesauribile, e che si arricchisce ogni volta che un nostro cliente si intrattiene a parlarcene.
Apollonia "Mary" Geraci.
Mariolina Geraci.
Nostra zia Mariolina, la figlia di Alfonso.
Piccola, minuta, ferrea. Ossessiva nella cura delle confezioni dei nostri torroni (da sempre incartati a mano).
Erano gli anni ’80, l’economia legata ai regali ripartiva, la zia Mariolina vigilava che tutto fosse perfetto, dall’incarto del singolo torrone alla confezione finale.
Aveva un gusto unico nel farle. E quante volte ci ha fatto scartare una confezione perché la carta faceva una piega di troppo! Non si sforzava di essere simpatica ad ogni costo, eppure chi ha avuto modo di conoscerla davvero sa che aveva un cuore così grande ed una straordinaria curiosità di conoscere sempre cose nuove.
Michele, papà, nostro papà.
E come si fa a parlarne e a scriverne in maniera sintetica, distaccata? Se dovessimo descriverlo in una sola parola probabilmente ricorreremmo a poliedrico. Gli interessava di tutto, non si limitava ad un solo interesse. Insieme alla zia Mariolina hanno affrontato i sacrifici più grandi perché, alla morte del loro padre, l’azienda di famiglia non fallisse, e crescendo hanno fatto molto più di quello che sarebbe stato nelle loro possibilità per riportarla agli antichi splendori.
Papà era l’innovatore, era quello che non faceva mai il passo più lungo della gamba, però aveva gambe lunghe! Si era deciso a rendere parzialmente meccanica la produzione dei torroncini Splendor, ma non esisteva in commercio nulla che facesse al caso suo. Allora comprò una vecchia macchina e la adattò alle sue esigenze.
E come dimenticare l’acquisto della prima macchina per il cioccolato, e la meraviglia di noi, bambine, a vedere il cioccolato liquido che usciva dal rubinetto!
Per non parlare delle passeggiate (così le chiamava) in ogni angolo della Sicilia per trovare le materie prime migliori.
Michele Geraci.
Oggi, anno 2020.
Oggi il Torronificio M. Geraci è gestito dalla quarta generazione di Geraci.
La priorità è tuttora l’altissima qualità della produzione, che si avvale di materie prime del territorio e metodi di lavorazione artigianali non dissimili da quelli delle origini dell’attività.
Tra il giugno del 2005 ed il gennaio del 2008 un vero e proprio tsunami ha investito la famiglia Geraci. Ci hanno lasciate, nell’ordine, la zia Mariolina (giugno 2005), la nonna Maria (novembre 2007) e papà (gennaio 2008).
Abbiamo scelto come nostra parola d’ordine “innovare la tradizione” ed abbiamo cercato di mantenere alto il nome della famiglia.
Nel 2011 abbiamo deciso di ricominciare la produzione di pasticceria fresca, produzione che si era interrotta dopo la morte del nonno Alfonso.
Di un valore inestimabile sono stati i ricettari che la zia Savina aveva custodito gelosamente e tramandato alla zia Mariolina, che ci hanno permesso di riprodurre i sapori di un tempo.
Il 2020, 150° anno dell’attività di famiglia, ci vede ancora in prima linea nel gestire la produzione cercando di essere all’altezza della passione e dell’impegno di chi ci ha precedute.
Premi e riconoscimenti.
Il Torronificio Geraci prende parte al Salone del Gusto di Torino fin dalla prima edizione ed è stata l'unica azienda siciliana ad essere premiata da Unioncamere, nel giugno del 2011, in occasione di "Italia 150. Le radici del futuro", 133° Assemblea degli Amministratori delle Camere di commercio d’Italia.
In passato, l’azienda ha anche ottenuto una menzione di onore nell’ambito del Premio Unioncamere 2007 – Sezione Aziende longeve e di successo e un riconoscimento della CCIAA di Caltanissetta nel luglio 2009.
Nel corso della sua lunga attività, il Torronificio ha ottenuto altri importanti premi.
Fra tutti, si ricordano i seguenti:
- Esposizione Internazionale di Roma (1895);
- Gran Medaglia d'Oro – Bordeaux (1897);
- Gran Medaglia d'Oro e Croce insigne, Esposizione di Genova (1903);
- Medaglia d'Argento – Esposizione Agricola di Palermo (1902).
Infine grazie all’impegno di Marcella il Torrone di Caltanissetta è inserito nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali tenuto dal Ministero dell’agricoltura (Gazzetta Ufficiale n° 142 del 20 giugno 2012), e nel Registro delle Eredità Immateriali – Libro dei Saperi - curato dalla Regione Sicilia su indicazione dell’Unesco.
Media.
Negli anni recenti l'azienda ha preso parte a diverse trasmissioni televisive anche di livello nazionale ed ha suscitato l'interesse di testate giornalistiche importanti o libri.
Di recente si segnala la presenza del Torronificio Geraci nell'ultimo libro dello scrittore e giornalista inglese Matthew Fort "Sweet Honey, Bitter Lemons", Ebury Press, 2008, che racconta il suo viaggio in Vespa attraverso la Sicilia.
Tra i libri e le testate che, in passato, hanno segnalato l'azienda si riportano le seguenti:
- Sicilia Uno (giugno / luglio 1994);
- Sicilia Sconosciuta di Matteo Collura, ed. Rizzoli Milano – 1984;
- Ciao Sicilia (maggio 1992);
- GT Granturismo (estate 1995);
- Panorama (15 maggio 1997);
- La Repubblica (12 dicembre 1999);
- Il Gambero Rosso (aprile 2009);
- Bell’Italia (novembre 2010);
- Il Gambero Rosso (dicembre 2010);
- Panorama (Luglio 2011).
Per gli anni passati si evidenziano anche:
- servizio su "Il torrone e le regioni d'eccellenza", pubblicato alla pag. 126 della rivista mensile "Viaggi e Sapori", num. 12, dicembre 2004;
- servizio su "Gli ingredienti del Natale" apparso sulla rivista mensile "Ville e Casali", num. 12, 2004, anno XV, pp. 118 – 122.
A queste iniziative si affiancano poi quelle organizzate e sostenute finanziariamente dall'azienda, come le pubblicazioni all'interno di guide gastronomiche, atlanti e volumi di prestigio.
Tra queste:
- l'inserzione pubblicitaria nella Guida ai ristoranti d'Italia de "Il Sole 24 Ore", che il Torronificio M. Geraci ha rinnovato negli anni 2007, 2008 e 2009;
- la menzione ne "Il buon Paese" edito da Slow Food;
- l'inserzione pubblicitaria ne "Il Golosario di Paolo Massobrio, guida alle cose buone d’Italia" alla pag. 472;
- analoghe inserzioni nelle edizioni 2007 e 2008 dell’Atlante stradale Città d’Italia, a c. dell'Istituto geografico De Agostini alla "La Sicilia dell’Enciclopedia contemporanea, I Comuni d’Italia", Roma, Pubbliedi, 2007.