Chuck Palahniuk, Invisible Monsters
L’autore di Fight Club e Soffocare.
Così è scritto a proposito dello scrittore americano Chuck Palahniuk sulla prima di copertina di Invisible Monsters, bel romanzo trasgressivo pubblicato per la prima volta nel 1999 da Norton&Company.
E allora perché non parlare di Fight Club o di Soffocare? Perché Invisible Monsters è lo spazio letterario in cui si muove Brandy Alexander, un personaggio che solo un intervento chirurgico può far diventare completamente donna.
Ma Brandy (la Principessa Brandy) è molto ma molto di più, quasi un’eroina che tutti vorrebbero incontrare nel pieno di una crisi, proprio come accade a Shannon McFarland.
Shannon è una modella alla quale non manca nulla fino al momento in cui un colpo di fucile le sfigura il volto lasciandola anche priva della parola.
Da allora per Shannon tutto cambia: i riflettori si spengono, la carriera è stroncata, il fidanzato la tradisce con l’amica del cuore e l’invisibilità dalla quale viene avvolta la sua vita a causa dell’incidente diviene una dura condizione da affrontare.
«La tua capacità di percezione è completamente fottuta. Tutto quello di cui riesci a parlare è immondizia già accaduta. Non puoi basare la tua vita sul passato o sul presente. Devi raccontarmi del tuo futuro» (dalla Traduzione di Manuel Rosini per la Piccola Biblioteca degli Oscar Mondadori del 2003).
Questo Brandy dice a Shannon ma anche ai lettori che ne hanno bisogno come a chi parla di questo romanzo, in definitiva 227 pagine che costringono a ragionare sul modo in cui la percezione dei fatti può diventare strumento per reinventare sé stessi.
Il resto è l’America che Palahniuk fa narrare in prima persona alla protagonista del romanzo, una Shannon che muove il suo racconto dal prima della sua adolescenza al poi, costruendo, pagina dopo pagina, un finale da brivido.