

La leggerezza profonda che Italo Calvino infonde ai suoi personaggi non risparmia neanche Marcovaldo, una delle figure più riuscite tra quelle create dalla penna del grande scrittore italiano.
Pubblicato per la prima volta nel 1963, Marcovaldo ovvero Le stagioni in città è un libro composto da venti novelle per ragazzi ed è scritto a metà tra il forte retaggio che la civiltà contadina ancora esercita nel nostro Paese negli anni in cui la penna di Calvino tratteggia il suo personaggio, e cioè dagli inizi dei Cinquanta in poi, e i primi albori della società dei consumi.
Marcovaldo è un personaggio buono e un po’ sfortunato, che tende a suscitare le simpatie del lettore con l’aria impacciata dell’uomo di campagna trapiantato in una città che fa fatica a comprendere.
Sfortunato, buono e povero di mezzi, Marcovaldo affronta, insieme alla sua famiglia, le vicissitudini che l’ambiente urbano gli procura: dal mangiare funghi velenosi al dormire in una panchina che si rivela diversa dal luogo di libera serenità immaginato e così via.
Si tratta di un personaggio che vive ai margini di quella società opulenta che le possibilità di lavoro e la tecnologia contribuiscono a determinare, un uomo che sfugge cioè a quel boom economico che caratterizza l’Italia del Dopoguerra.
Marcovaldo è forse un libro per bambini, sicuramente un libro per ragazzi e (ci sentiamo di suggerire) un libro per adulti.
Lette dal basso del nostro presente, queste pagine di Calvino ci spingono a riflettere sul tema del difficile rapporto con un mondo in continuo cambiamento.